mercoledì 25 febbraio 2015

Il ricamo di Maria Antonietta

Il ricamo eseguito da Maria Antonietta che rappresenta un cherubino
con un cesto di fiori. La leggenda vuole
che per il volto del putto, la regina si sia ispirata al suo
bambino, il delfino Luigi Carlo, futuro Luigi XVII.
Questo piccolo ricamo rappresentante un putto con una cesta di fiori, fu eseguito da Maria Antonietta quando era prigioniera al Tempio ed è oggi conservato nella casa museo di Alessandro Manzoni in via Morone a Milano.

Vittoria Brambilla, una nipote del Manzoni, in una nota posta sul retro della cornice che incastona il prezioso cimelio, ci informa di come questo ricamo fosse giunto dal Tempio alla casa dello scrittore: la regina lo regalò, in segno di riconoscenza, alla sua maestra di ricamo; questa alla vedova del filosofo Condorcet, Sophie, che lo fece avere alla sua cara amica Giulia Beccaria, madre del Manzoni.

Il dono fatto a Giulia fu soprattutto un dono simbolico fatto alla figlia di Cesare Beccaria, autore del trattato "Dei delitti e delle pene" contro la tortura e la pena di morte.

Sophie de Condorcet, in seguito al suicidio del marito, si ritrovò sola, con i beni confiscati, una figlia da mantenere e come unica fonte di guadagno i ritratti che eseguiva dei condannati a morte in attesa della ghigliottina.

Dopo la caduta di Robespierre, Sophie aprì un salotto nel quale si riunivano intellettuali. Qui conobbe Giulia Beccaria e Carlo Imbonati che vivevano more uxorio esattamente come lei e Claude Fauriel. Sophie e il bellissimo Fauriel (più giovane di lei di qualche anno) si erano conosciuti ad una lezione di botanica e vissero insieme fino alla morte di lei avvenuta nel 1822
Sophie de Condorcet in un
autoritratto
Claude Fauriel














Fauriel, che ebbe una parte importante nella formazione intellettuale del giovane Manzoni, fu a sua volta grande amico di Giulia Beccaria. Era spesso ospite di Manzoni a Milano e fu durante la sua ultima visita che lasciò una lettera e un dono per Giulia, il ricamo appunto della regina che Sophie, ormai defunta, avrebbe voluto donare a Giulia.
Giulia Beccaria in un ritratto di
Mary Cosway Hadfield
Alessandro Manzoni a 20 anni













Se ne andò senza salutare nessuno per evitare la commozione. Così scrive Giulia Beccaria al suo amico Fauriel:

"Oh amico mio, ho ricevuto questo prezioso dono, voi dovete ben sentire l'effetto che ha prodotto su di me, l'effetto che produce tutti i giorni poiché io non me ne separo mai, ma in nome di questa severa delicatezza che mi ha sempre impedito di domandarvi almeno qualche dettaglio ditemi solamente una sola parola. E' Lei che me lo dona? Ah credete, il ricordo di lei non mi sarà meno caro, cocente e durevole se lo devo soltanto a voi. Non oso proseguire, mio caro amico, tornate per non lasciarci mai più, venite a condividere tutta la nostra tenerezza come le nostre preoccupazioni...".

Su questo ricamo Carlo del Teglio imbastì un racconto (inedito fino a pochi anni fa), "Il ricamo della regina". Ambientato al tempo della rivoluzione francese, racconta le movimentate vicende di un giovane, Simon, che, vissuto e cresciuto in una famiglia di contadini della provincia francese, vive una vita spensierata e tranquilla, fino al giorno in cui viene a sapere dai suoi stessi genitori, che, appena nato, era stato affidato a loro da una famiglia aristocratica della capitale. Si trasferisce, quindi, a Parigi, alla ricerca della nuova identità e della nuova paternità. Il tutto, frutto di una sapiente ricostruzione romanzata, si svolge intorno al ricamo di Maria Antonietta.





Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.