sabato 4 novembre 2017

Maria Antonietta nelle vesti di Ebe

Maria Antonietta a 18 anni in un dipinto di François Hubert Drouais che la ritrae nelle vesti di Ebe, la coppiera degli dei, intenta a versare nettare al padre Zeus, nelle vesti zoomorfe di un'aquila. 

Simbolo di eterna giovinezza, di grazia e di purezza, il mito di Ebe trovò larga fortuna tra le signore dell'alta società che richiedevano espressamente di essere ritratte nelle vesti della dea; innumerevoli sono i ritratti allegorici dell'epoca ispirati a questa figura mitologica.
Il successo di Ebe fu probabilmente dovuto al fatto che le signore cercavano di rispolverare miti meno noti per stupire con nuovi soggetti e dimostrare così la propria erudizione.

Il ritratto che oggi si trova a Chantilly (Museo Condè) fu commissionato da Luigi XV, da mettere come soprapporta assieme al ritratto della contessa di Provenza nelle vesti di Diana, per il suo gabinetto a Choisy. 


L'anello di Fersen

Ricostruzione dell'anello inviato dalla regina a Fersen
Di recente il sito Historiae Secrets ha messo in vendita la ricostruzione dell'anello che Maria Antonietta inviò a Fersen per mezzo del conte Valentin Esterhazy. 

La regina scrive infatti al suo amico ungherese in data 5 settembre 1791: "Sono lieta di trovare questa occasione per inviarvi un piccolo anello che sicuramente vi farà piacere. Si vende qui in modo prodigioso da tre giorni e si fa molta fatica a trovarne. Quello che è circondato dalla carta è per Lui; fateglielo portare per me; è giusto la sua misura; l'ho portato due giorni prima di imballarlo. Ditegli che è da parte mia. Non so dove sia, è uno spaventoso supplizio non avere nessuna notizia e non sapere neppure dove dimorano le persone che si amano...".

Il conte Valentin Esterhazy amico devoto di Maria Antonietta


Esterhazy ricevette in effetti due anelli, uno per sé, e un altro per Fersen. E' interessante notare che la regina si riferiva a Fersen chiamandolo "Lui" con la "L" maiuscola, esattamente come Fersen si riferiva a lei chiamandola "Elle" con la "E" maiuscola. I due anelli dovevano essere identici e lo stesso Esterhazy, in una lettera alla moglie che si trovava in Russia, in data 21 ottobre 1791, ce ne fornisce una descrizione: